enthusiast about photography
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Viraggi vintage, bianco e nero “sbiadito”, fotografie artisticamente micro mosse o sfuocate. Oltre a questo va di moda il Selfie. Non confondiamo però, per favore, la cacca con il cioccolato. Il selfie è una cosa e l’autoritratto è un’altra.

Non ho mai amato l’autoritratto, fosse anche solo perché “ero pigro”. Mettere la fotocamera sun un treppiede, comporre l’inquadratura, autoscatto, corri in posa … che palle. E poi preferisco farle agli altri le fotografie, sono abituato a stare dietro l’obiettivo e non davanti.

Poi capita che mi iscrivo al GSFP e “…patatam !!!”; una delle esercitazioni è proprio l’autoritratto, anzi, in realtà più d’una. Mi cimento, ci provo, faccio fatica, ma alla fine sono soddisfatto. L’autoritratto mi insegna, tra le altre cose, come ci si sente dall’altra parte; all’inizio un po’ idiota. Ma poi ti abitui e impari a raccontarti invece che raccontare gli altri. Impari a coglierti nel modo che meglio traduce il tuo stato d’animo, il tuo “modo”. Altro che cazzate; l’autoritratto è difficile, impegnativo, introspettivo e intrigante. Continua a non essere una cosa che amo particolarmente, ma lo pratico quando posso, fosse anche solo come esercizio; fotografico e non.

Una delle cose che mi sono ripromesso di fare è continuare in questo esercizio, esercizio fotografico introspettivo. Altri lo fanno davvero bene, raccontandosi con un loro linguaggio, una loro dialettica e un loro stile. Alcuni mi piacciono altri meno.

Ancora grazie a Sara, per avermi portato (a pseudocalcinculo) dentro a questa nuova esperienza e grazie ad Alle per continuare a stupirmi con i “suoi” autoritratti e a essere una importante fonte di ispirazione.

AT1_7333Dall’esercitazione n.9 GSFP 2014

primaDall’esercitazione n.14 GSFP 2014

IMG_4983 IMG_4991 IMG_4998 IMG_4999Dal progetto personale “#365

AT1_6681Dall’esercitazione n.4 GSFP 2014

 

 

ES4- Family

Arno Raffael Minkkinen è un fotografo molto particolare. Le sue fotografie, per la maggior parte autoritratti, sono molto particolari ed immediatamente riconoscibili. Nelle sue fotografie Minkkinen usa se stesso o parti di se stesso per costruire una parte del contesto in cui si fotografa. Il suo corpo diventa una roccia, il ramo di una pianta, una collina, una capanna. Un linguaggio fotografico decisamente originale e complesso.

ESERCITAZIONE: Scattare una foto nello stile di Arno Rafael Minkkinen

FORMATO: Bianco e nero. jpeg 1000 px lato maggiore.

Esercitazione impegnativa sotto tutti i punti di vista e quando dico tutti intendo proprio tutti. Tecnicamente; in questo caso la composizione è particolarmente difficile, soprattutto perché l’immagine va composta senza soggetto o senza una parte del soggetto e quindi bisogna usare l’immaginazione. L’immagine va composta perfettamente nella testa prima che nel mirino. Fisicamente ; credetemi e provate per credere, assumere certe posizioni richiede uno sforzo contorsionisti non indifferente.

Ecco i miei risultati.

L’idea dietro a questa fotografia era di costruire con i corpi di mia moglie e il mio una sorta di caverna, per dare l’idea della protezione, ma anche dell’unione, della famiglia. La posizione di Anna è stata scelta leggermente arretrata proprio per dare l’idea che fosse dentro a una grotta o qualcosa del genere. Il suo atteggiamento nello stesso tempo sottende il rischio che l’eccessiva protezione possa generare una sorta di prigionia e la conseguente noia nella non libertà di esprimere completamente se stessi. La foto rappresenta secondo me la più grande difficoltà nell’essere genitori; la difficoltà nel trovare sempre un equilibrio tra l’educare e il lasciare crescere.

Di seguito un paio di prove simpatiche … giusto per sdrammatizzare e non prendersi troppo sul serioAT1_6681

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Ecco un’interessante intervista di Minkkinen (in inglese)

ES2-Ripasso

La seconda esercitazione è stata ancora più interessante della prima e in un certo senso è stata un po’ la conseguenza della prima. Della serie : “hai imparato a illuminare un uovo … bene adesso illumina qualcos’altro ma usando una fonte di luce non convenzionale).

Scattare una foto  usando come fonte di illuminazione una o più tra le seguenti:

  • schermo della TV
  • monitor
  • cellulare/ipad/quelchevipare
  • giocattoli che si illuminano
  • fari della macchina
  • fuoco

FORMATO: Orizzontale. A colori. Jpeg 1000 px lato maggiore. Photoshop al minimo.

Si sono susseguite un sacco di prove ed esperimenti e alla fine ho scelto questa fotografia di Anna che ripassa scienze.

Di seguito alcune delle prove che poi ho deciso di scartare

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I manuali di volo, tutti, dicono chiaramente che il recupero dallo stallo richiede, senza eccezioni, una perdita di quota per permettere alle ali di riprendere a volare, di prendere potenza. Nel mio piccolo anche io ho avuto il mio stallo, ho perso quota e ho ricominciato a volare. Per riprendere potenza è stata ed è fondamentale la partecipazione ad una stramba invenzione della geniale fotografa Sara Lando, che ha preso 60 volontari, tra i quali il sottoscritto, li ha buttati in acqua e ha lanciato li attorno un po’ di salvagente, sempre ad una distanza tale da farteli vedere bene, ma sempre sufficientemente lontani da costringerti a ..NUOTARE. Sto parlando del GSFP (Gruppo Supporto Fotografi Pigri), la cui tag line è diventata una dei miei mantra: AUT VIAM INVENIAM AUT FACIAM. Adesso che ho ripreso potenza, con qualche mese di ritardo voglio condividere il trip nel quale sono ancora immerso almeno fino alla fine di Maggio. La faccio breve e racconto solo in cosa consiste di fatto il GSFP. C’è un gruppo di pigri che accedono in modo riservato ad un forum on line; in questo forum ogni pigro tiene traccia del suo percorso fotografico (e non solo). Il ritmo è dettato da una esercitazione settimanale a tema e una mensile. L’esercitazione mensile ha un filo conduttore che è un progetto che ognuno di noi si è scelto. Inizio col raccontarvi il primo esercizio settimanale.

nuoto

brief :

ESERCITAZIONE: Scattare 9 foto diverse a un uovo

FORMATO: Le foto dovranno essere montate in un unico file (3×3), che avrà quindi dimensioni 1200px lato maggiore, che verrà caricato nella gallery personale. Il titolo dovrà essere ES1- Titolo.

Apparentemente semplice e banale vero. Un paio di ciuffoli ! Fotografare un uovo ti costringe a muoverti, a cambiare luce, ad usare il cervello, a rimettere in modo il cervello. Ho fotografato per tanto tempo più o meno le stesse cose e il mio cervello si era un po’ assopito. Questo esercizio ha rimesso subito in modo qualcosa. Non sono le foto in se, alla fine sono fotografie di un uovo, ma il processo di produzione delle fotografie, il voler sperimentare, il pensare alle immagini che volevo ottenere e “fare” delle cose per ottenere esattamente quei risultati è stato come accendere una miccia.

Questa è l’immagine consegnata dopo le innumerevoli prove, illuminando con il flash, con la luce della finestra, con una torcia a let, con una candela e non ricordo più nemmeno come.

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Di seguito altre prove (con iPhone) e alcune foto dei backstage

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